Discriminati: questa è la sensazione che provano in questi momenti i miei ragazzi. Il Governo ha salvato l’attività dei tornei regionali, ma ha sospeso quelli provinciali. Come Presidente di una piccola società di campagna, consapevole della delicatezza del momento, assieme ai miei collaboratori ci siamo impegnati per applicare il protocollo FIGC alla lettera, misurando la temperatura ogni giorno a tutti i ragazzi e distribuendo gel a go-go, abbiamo speso migliaia di euro per adeguare le nostre strutture, abbiamo tenuto registri giornalieri per il tracciamento, non abbiamo fatto fare la doccia ai ragazzi per mesi negli spogliatoi per non incentivare il contagio, ma questo non è bastato perché un provvedimento del Governo ha deciso che i più bravi (regionali) non si contagiano e possono giocare, mentre i più scarsi (provinciali) sono gli untori, quasi che il virus sapesse scegliere tra l’una e l’altra categoria. I miei ragazzi si sentono delusi e amareggiati e io non so sinceramente cosa rispondergli e non oso pensare a cosa possa accadere nelle società dove ci sono squadre regionali e provinciali: alcuni potranno giocare, pur essendo nella stessa società, e gli altri no per Decreto. Ma siamo sicuri che sia lo sport di contatto l’unico pericolo, quando peraltro si pratica all’aperto e in campi di 105 metri x 65, oppure questo sia solo un provvedimento per dire di aver fatto qualcosa punendo sempre i più deboli senza considerare che il problema forse sta da altre parti (vedi mezzi di trasporto pubblico)? Perché penalizzare senza ragione sempre i più piccoli e le nuove generazioni? Nella mia società finora (e stiamo lavorando ininterrottamente da luglio quando abbiamo organizzato un bellissimo camp estivo) non c’è stato alcun contagio e anche coloro che sono venuti a contatto, a scuola o al lavoro, con un positivo, si sono messi volontariamente in quarantena e sono risultati negativi. Ma questa assunzione di responsabilità non basta a chi ci governa nella convinzione che lo sport, come fa intendere il Ministro della Sanità, non è importante per la salute pubblica, ma sembra quasi un optional per ragazzini viziati e irresponsabili. La mia amarezza è tanta, ma è tanta anche quella di molti genitori e ragazzi che vivono la nostra società. L’allenarsi individualmente, come faremo con tutte le squadre provinciali in questi giorni perché non vogliamo tradire la fiducia che 200 famiglie ci hanno dato, non è calcio e non l’essenza di uno sport di squadra. Spero che, grazie anche all’intervento della Lega Nazionale Dilettanti del Veneto, si possa far capire cosa comporta quanto è stato decretato e ci sia un ripensamento, per non creare ragazzi di serie A, che possono giocare, e ragazzi di serie B, che non lo possono fare.
IL PRESIDENTE AC Casier Dosson
Otello Vendramin
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